“Sono certa che farò grandi cose, sono certa che conoscerò tante persone”.

I. Gli Inizi

La storia di Dina Azzolini comincia nel 1939, in provincia di Modena: qualche casa, poi chilometri di campi sterminati, e poi qualche altra casa ancora.

Figlia di una famiglia contadina, trascorre la sua infanzia e fanciullezza in campagna, vivendone riti e ritmi.

Già all’età di 9 anni Dina dimostrava di avere le idee chiare: 

“Sono certa che farò grandi cose, sono certa che conoscerò tante persone.”

“Nel ’49, poco prima di iniziare a lavorare, mia madre mi accompagnò dalla pettinatrice per farmi tagliare i capelli, era la prima volta. […] Ho ancora in mente l’odore forte e sgradevole della stanza della pettinatrice, un odore che mi impregnava i capelli”.

Dina comincia a lavorare molto presto, per la precisione a dieci anni, facendo  la «piccinina» (l’aiutante) presso un  negozio di parrucchiera a La Mirandola, presso Modena.

II. Milano e gli Anni Sessanta

In tutti questi anni, Dina non aveva mai smesso di lavorare e fare esperienza: era arrivato il momento di “spiegare le ali”, di lavorare per la propria indipendenza.

Ha appena diciassette anni quando parte per Milano: trascorre i primi periodi ospite nella casa di una zia e poi potrà permettersi dopo pochissimo tempo una casa in affitto. Lavora in un salone dove per la prima volta sperimenterà anche i tagli maschili. È il 1957.

Nel 1958, Dina apre il suo primo negozio in Via Della Spiga, nel cuore di Milano: l’atmosfera che si respirava a quei tempi in città era magica: via della Spiga era una specie di “borgo inurbato”, un piccolo dedalo di vie strette e brulicanti di vita. Il negozio di Dina affacciava su di un cortile sul quale vi erano varie attività artigianali: un fabbro, un materassaio,  un falegname. 

Milano e l’Italia intera, stavano per schiudersi ad un periodo di rinnovamento profondo, fatto di arte, creatività e ingegno.

Nel 1960 il negozio di Dina si sposta da via della Spiga nella non lontana via Senato: gli affari crescono e la clientela si consolida sempre più, facendo del salone di Dina un vero e proprio punto di riferimento.

Negli anni seguenti Dina comincia a collaborare con il mondo della moda, lavorando con persone come Anna Piaggi, Walter Albini, Alfa Castaldi, Ugo Mulas, Gianpaolo Barbieri e con molti altri fotografi.

Nel ’65 Dina inaugura il suo nuovo negozio, fresco di ristrutturazione, lanciando un nuovo concept: quello di “negozio-casa”, che diventa un crocevia di artisti, fotografi, poeti e personalità del mondo dell’arte e della moda.

Nel ’67 l’incontro con Mina:

Non  ricordo come avesse i capelli la prima volta che venne da me, ricordo che ce la misi tutta.
Le chiesi se era contenta e la risposta fu un «Sì» non troppo convincente. Le dissi che era il massimo che potevo fare…

Poi Mina tornò. È stato un incontro molto importante per me. Bella personalità. Creai per lei un taglio: una testa lunga, riccia e libera che si muoveva. Era nato il taglio «alla Mina». L’ho seguita più o meno per una decina d’anni, quando faceva i Caroselli, quando era alla Bussola, il famoso locale di Viareggio. La vedevo quasi ogni settimana.

Nel ’68 Dina apre, prima in assoluto, le porte del suo negozio anche agli uomini. Tra i suoi clienti Gian Maria Volontè e Tomas Milian, cantanti come i Dick Dick, i Nomadi, l’Equipe 84, musicisti come Augusto Martelli e tanti altri. In quello stesso periodo lavora anche per Missoni a Palazzo Pitti, e in molte altre sfilate in Italia, a Parigi e New York.

III. Il Drugstore Dina

Dina si rinnova ancora.
Ed ecco che torna in Via della Spiga e apre il “Drugstore Dina”, un salone all’avanguardia concepito insieme all’architetto Aldo Jacober.

Un progetto ambizioso, avveniristico e rivoluzionario

Il giorno dell’inaugurazione del Drugstore Dina, tutta via della Spiga era illuminata dalle luci di Bruno Contenotte, artista metafisico-psichedelico, collaboratore di Stanley Kubrik nel film 2001: Odissea nello spazio

La via, chiusa al traffico, era tutta un gran buffet: Dina aveva anche organizzato una pesca benefica coinvolgendo riviste di moda e negozi del Quadrilatero: a ogni accesso di via della Spiga c’era un sacco pieno di maccheroni crudi con all’interno un biglietto numerato. I premi erano borse di Gucci, sciarpe di Adriana Mode, abbonamenti a Bazaar e Vogue. Grazie a Mario Fattori, regista televisivo, ciascun invitato riceveva in dono un disco inedito inciso da Mina. La festa fu un grande evento per Milano e il Drugstore venne menzionato su articoli prestigiosi della stampa nazionale e internazionale. C’erano tutti i personaggi della moda, della  cultura, dell’arte, dei giornali, dell’industria. Una grande festa per premiare un grande lavoro!

Via della Spiga aveva acquisito un insolito palazzo. I quattro piani della palazzina erano diventati quattro piani di verde e di bosco. Il secondo e terzo piano in particolare erano stati trasformati in un bosco con centinaia di piante vive, manutenute da un sistema d’irrigazione e d’aria condizionata, all’epoca all’avanguardia.

Nell’atrio del portone c’era una grande volta con la scritta «Dina» ripetuta per tutta la sua lunghezza.  Si prendeva, poi, un ascensore che portava direttamente al secondo piano, il piano del  ricevimento, dove si era accolti dal direttore del negozio, Roberto Rida. Sullo stesso piano si trovava il salone delle signore e la boutique dove, in collaborazione con la stilista Emi Vincenzini, Dina produceva una propria linea di camicie e pantaloni firmati «Dina». C’era poi un reparto di oggettistica, in costante metamorfosi, e uno spazio per la vendita dei gioielli, la «Full», di Emi Vincenzini e di Ferruccio Fiorentini. Alcuni pezzi erano disegnati da Paloma Picasso. Si realizzavano gioielli anche su commissione.

Lo spazio uomo si trovava al primo piano, con cabine private. Lì vi era anche il reparto di estetica e massaggi con una professionista thailandese, molto richiesta. E, da ultimo, un ambiente  dedicato a lezioni di trucco personalizzate.

Al terzo piano, il piano della terrazza con pista da ballo e piscina, c’erano un bar e un ristorante vegetariano.

Un progetto davvero creativo e all’avanguardia!

IV. Una Nuova Svolta

Nel 1978, Dina mette in atto una nuova svolta. Chiude il suo frequentatissimo Drugstore e ne reinventa ancora una volta il concept. Ma non solo: il cambiamento messo in atto da Dina rivoluzionerà totalmente anche il suo approccio al lavoro.

Non  ricordo come avesse i capelli la prima volta che venne da me, ricordo che ce la misi tutta.
Le chiesi se era contenta e la risposta fu un «Sì» non troppo convincente. Le dissi che era il massimo che potevo fare…

Poi Mina tornò. È stato un incontro molto importante per me. Bella personalità. Creai per lei un taglio: una testa lunga, riccia e libera che si muoveva. Era nato il taglio «alla Mina». L’ho seguita più o meno per una decina d’anni, quando faceva i Caroselli, quando era alla Bussola, il famoso locale di Viareggio. La vedevo quasi ogni settimana.

V. Per Amore dei Capelli

Nel 2001, Dina lascia la storica sede di Via della Spiga e si sposta leggermente dal centro di Milano, nel nuovo locale di Via Kramer 33, nel quartiere di Porta Venezia.

Qui vi attende in uno spazio concepito sui principi del suo lavoro orientato unicamente alla cura naturale dei capelli: elementi e materie si incontrano magicamente nell’architettura del luogo, pronto ad accogliervi, insieme alla sua “padrona di casa”, per offrirvi tutta l’unicità che un’esperienza de La Dina sa dare.

Continuo a ricevere una cliente alla volta, come già facevo nell’atelier.
Il tempo dedicato a una sola persona mi aiuta a capire meglio ciò che vuole, a creare un rapporto personale.
Da me non c’è l’atmosfera da fabbrica della bellezza in serie.
Ma un ambiente che accoglie lo specifico che c’è in ognuno di noi.